L'attraversamento di un guado: insidie e pericoli

L'attraversamento di un guado: insidie e pericoli

Cari miei, parliamo chiaro. Attraversare un fiume da soli, nel caos, è forse il modo più rapido e stupido per farsi ammazzare. Non c'è la squadra, non c'è il soccorso. Sei tu e l'acqua, e all'acqua non frega assolutamente niente di te.

La gente normale (i civili) pensa: "meglio evitare, aspetto che l'acqua cali, torno indietro". Questa, nove volte su dieci, è la scelta intelligente.

Poi c'è l'approccio "militare": il fiume è un ostacolo, devo passare. Va bene, ma questo implica accettare un rischio calcolato, non fare una cazzata suicida basata sulla fretta.

La differenza tra vivere e morire annegato come un topo sta tutta nella valutazione. In quello che succede prima di bagnarti.

Parte 1: La valutazione (o la morte)

Prima ancora di pensare di mettere un piede in acqua, devi usare il cervello. Non le palle, il cervello.

Dove attraversare

L'istinto del principiante ti dice: "attraverso dove è più stretto, faccio prima". Ecco, quello è un istinto di merda. Dove è stretto l'acqua accelera come una formula 1 ed è più profonda.

Tu devi cercare il punto dove il fiume è più largo. Dove è largo, l'energia si disperde su più spazio, la corrente rallenta e il fondo è generalmente più basso.

Geometria: mai, e dico mai, nelle anse (le curve). La corrente scava e spinge con violenza sul lato esterno. Cerca sempre un tratto dritto.

Punto di uscita: hai trovato un ingresso facile? Ottimo. Ora guarda la sponda opposta. Vedi una parete di roccia o un muro di rovi impenetrabile? Perfetto, hai trovato un punto d'ingresso inutile. E che me ne faccio di arrivare dall'altra parte se poi non posso uscire?

Leggere l'acqua

  • Velocità (test del bastone): lancia un ramo bello grosso a monte. Ora cammina parallelamente a esso sulla riva. Se non riesci a tenere il passo del ramo camminando normale, la corrente è troppo veloce. Punto. Non si discute.
  • Profondità (test del sasso): lancia un sasso di discrete dimensioni. Senti un "tum" sordo e cupo? Acqua fonda. Senti un "tac" secco? Fondo basso.
  • Analisi del fondo: vedi piccole increspature ravvicinate e uniformi? Bene, fondo liscio. Vedi "onde stazionarie" (quelle che non si muovono, stanno ferme)? Male, malissimo. Significa ostacoli sommersi. Massi e tronchi pronti a incastrarti la gamba.

La regola del "no"

Se l'acqua è più profonda di metà coscia (livello ginocchio) e contemporaneamente è più veloce di quanto possiate camminare (test del bastone), il guado in solitaria è da considerarsi un suicidio. Non lo fai.

Il killer silenzioso: i filtri

Questa è la decisione più importante. Gli sbarramenti (alberi caduti, ammassi di tronchi, recinzioni, ferraglia) sono la causa di morte numero uno. Perché? Perché permettono all'acqua di passare, ma bloccano te. Ti schiacciano sott'acqua con una forza idraulica immensa da cui è impossibile liberarsi.

Regola tattica assoluta: attraversi sempre a valle di uno sbarramento identificato, mai a monte. Se cadi a monte di un filtro, sei morto. Chiaro?

L'orario (se l'acqua arriva dai monti)

Per i corsi d'acqua alimentati da neve o ghiacciai, l'orario è critico. I livelli sono al minimo assoluto al mattino presto (alba). Aspetta il pomeriggio e il sole avrà sciolto tonnellate di neve, trasformando il fiumiciattolo in un inferno.

Parte 2: Perché l'acqua ti frega

La forza

Non è lineare. La forza che l'acqua esercita aumenta in modo esponenziale con la velocità. Raddoppia la velocità del fiume e la forza che ti spinge addosso quadruplica. Non è un gioco.

La minaccia termica: il doppio stronzo

Questi sono due nemici diversi.

  • Shock da freddo (pericolo immediato): ti immergi di colpo in acqua gelata (sotto i 15°c) e il tuo corpo fa "gasp!". È un'inspirazione profonda e incontrollata. Se hai la testa sott'acqua in quel momento, sei annegato. Subito dopo, inizi a iperventilare. Il panico ti chiude il cervello.
  • Ipotermia (pericolo progressivo): l'acqua ti succhia il calore corporeo 25 volte più velocemente dell'aria. In pochi minuti perdi la destrezza manuale (ciao ciao accendino) e inizi a prendere decisioni stupide.

Combatti lo shock forzandoti a respirare lentamente, concentrandoti. Combatti l'ipotermia prima di entrare, pianificando cosa fare dopo.

Parte 3: La tecnica (se proprio devi)

Questa è la tecnica standard se guadi da solo.

Il bastone da guado

Questo strumento lo devi avere per forza. È obbligatorio. Ti serve un ramo o un palo robusto, idealmente lungo (due metri) e spesso (6 cm) per sopportare il tuo peso e la spinta dell’acqua. I bastoncini da trekking commerciali da fighetti sono leggeri e si spezzano.

I piedi

Tieni gli scarponi. Non attraversare mai a piedi nudi. Il fondo è coperto da melma scivolosa e il rischio di tagliarti su rocce, vetri o metalli è inaccettabile. Una ferita al piede in questo scenario è la fine.

Gestione dell'equipaggiamento: lo zaino

I manualetti civili dicono "sgancia cinghie e cinturone, preparati a perderlo". Ma che cazzo di consiglio è? Lì dentro c'è la tua vita, la tua attrezzatura vitale.

Soluzione tattica: non ti prepari a perderlo, lo rendi galleggiante. Impermeabilizzazione totale: tutto il contenuto deve essere sigillato in sacche stagne o, in modo improvvisato, in sacchi dell'immondizia grandi e doppi, nel poncho, te lo sarai portato spero, o sei a fare una passeggiata di salute e ti viene in mente di guadare un fiume. L'obiettivo è che lo zaino aiuti a galleggiare, non ad affondarti.

Kit di emergenza sulla persona: gli elementi essenziali per la sopravvivenza immediata (acciarino/accendino, coperta isotermica, coltello) devono essere tenuti in una piccola borsa stagna sul corpo, non nello zaino.

Decisione finale: con uno zaino reso positivamente galleggiante, lo tieni allacciato (inclusa la cintura ventrale). Ti fornisce maggiore stabilità e massa corporea per contrastare la corrente.

La marcia laterale e il principio del tripode

L'equilibrio lo mantieni quando hai sempre tre punti di contatto stabili col fondo (due piedi e il bastone).

Posizione: il bastone si pianta a monte (contro la corrente). Il corpo si posiziona di fianco (o a 45 gradi) rispetto alla corrente, per ridurre la superficie d'impatto. Il viso è rivolto verso la sponda opposta (fissare l'acqua ai propri piedi induce vertigini).

Movimento: non si sollevano le ginocchia. Si usano piccoli passi strascicati. Il movimento è: bastone (pianta stabile) → piede 1 (avanza) → piede 2 (avanza). Non muovi mai due punti di appoggio insieme.

Parte 4: Se non tocchi (e sei fottuto)

Quando il guado è impossibile, devi nuotare.

Zattera improvvisata (poncho)

Questa è una tecnica standard per trasportare l'attrezzatura asciutta in acque profonde ma lente.

  • Costruzione: avvolgi lo zaino nel poncho o telo (tarp), sigilli i bordi per intrappolare l'aria.
  • Utilizzo: non è una barca. Non è progettata per sostenere il tuo peso. Agisce come una boa di salvataggio e un contenitore stagno. Tu entri in acqua e spingi la zattera davanti a te, nuotando con le gambe.

Nuoto tattico

Riservato ad acque profonde e calme.

  • Galleggiamento d'emergenza (gonfiaggio dei pantaloni): Tecnica di sopravvivenza se ti trovi in acqua senza equipaggiamento. Ti sfili i pantaloni, fai un nodo alle estremità delle gambe e sbatti la vita sull'acqua per catturare l'aria. Crea un collare di galleggiamento.

Parte 5: Sei caduto. Cazzo, e adesso?

In caso di caduta, devi passare subito all'auto-soccorso. Ci sono due modi, e sono opposti.

Emergenza rocce (posizione difensiva)

  • Contesto: sei caduto in corrente rapida e vedi massi.
  • Tecnica: subito sulla schiena, faccia rivolta verso l'alto. Piedi rivolti a valle. Usi i piedi e le gambe (piegate) come paraurti per assorbire gli impatti e respingere le rocce.

Emergenza sbarramenti/filtri (posizione aggressiva)

  • Contesto: sei caduto e stai venendo trascinato verso un albero caduto, un filtro.
  • Il paradosso letale: se usi la posizione difensiva (piedi in avanti) contro uno sbarramento, sei morto. I piedi si incastreranno nei rami e la corrente ti spingerà la testa e il torso sott'acqua.
  • Tecnica: la risposta deve essere l'opposto. Girati a pancia in giù e nuota aggressivamente verso lo sbarramento. L'obiettivo è tentare di "balzare" sopra l'ostacolo, portando il torso sopra il tronco mentre l'acqua passa sotto. Scavalcare è l'unica, fottuta, opzione.

Azioni immediate post-attraversamento (priorità metabolica)

Sei sulla sponda opposta. Non è finita. Il fuoco è una soluzione lenta. La priorità è arrestare la perdita di calore e generare calore da movimento.

  1. Raggiungi un punto più riparato possibile dal vento e rimuovi immediatamente tutti gli strati bagnati.
  2. Asciugati rapidamente.
  3. Indossa immediatamente gli strati asciutti (che erano nello zaino impermeabilizzato, c’erano vero?).
  4. Inizia subito attività fisica vigorosa (flessioni, squat) per generare calore interno.
  5. Solo ora, una volta stabilizzato, accendi un fuoco (con il kit di emergenza) per mantenere il calore ed asciugare gli indumenti.

Parte 6: Le corde (e perché da solo non te ne fai niente)

Avvertenza tattica fondamentale

La maggior parte delle tecniche di attraversamento su corda (teleferiche, ponti di corda) sono tatticamente inutili in solitaria. Richiedono accesso a entrambe le sponde e sistemi di tensione complessi che necessitano di una squadra.

  • La teleferica: inapplicabile in solitaria.
  • Il ponte a corda singola: tecnica di squadra. Inapplicabile in solitaria.
  • La corda come corrimano: tecnica di squadra.

Auto-assicurazione nel guado (unica tecnica che potresti usare, ma con un rischio estremo)

L'unico uso realistico è assicurarsi a un ancoraggio solido sulla sponda di partenza. E’ una manovra "a senso unico" (la corda deve essere abbandonata) e il rischio che la corda stessa si impigli o che la forza dell'acqua ti blocchi sott'acqua è enorme.

Avvertimento critico (divieto assoluto)

Non ci si deve mai assicurare staticamente (agganciare con un moschettone fisso) a una corda tesa attraverso l'acqua in cui si sta guadando. La forza idraulica ti trasformerà in un pendolo, spingendoti sott'acqua contro la corda senza possibilità di liberarti.

Conclusione: dall'esperienza sul campo

Ragazzi, questa specie di protocollo analizza la dottrina. La tecnica pulita. Tuttavia, ogni corso d'acqua è un problema unico e l'esperienza sul campo introduce mille variabili che non trovate scritte su nessun manuale, un guado in solitaria dovrebbe sempre essere evitato.


Quali sono le vostre esperienze dirette? Avete mai dovuto applicare o modificare queste tecniche in una vostra situazione reale? Quali metodi o adattamenti improvvisati, magari specifici, si sono rivelati efficaci per voi?

Commenti

Più letti

Sopravvivenza urbana

Psicologia della Sopravvivenza

Corde e Nodi